GAGGENAU & MILANO ARCH WEEK:
La creazione di un elettrodomestico inizia dall’idea della sua funzione. Il design deve contribuire a garantire prestazioni eccezionali, senza incertezze.
La visione del progettista deve non solo agevolare questa funzione, ma anche saper ispirare. Può sfidare la tecnologia, può innovare, ma ha il compito soprattutto di assicurare benefici reali all’utente attento al design come alla funzione finale di ogni prodotto.
È questo il nucleo di un’opera d’arte funzionale e la ratio che ha portato Gaggenau ad associarsi ad una manifestazione importante come Arch Week, in programma dal 21 al 26 maggio 2019 a Milano.
Lo spirito internazionale dell’iniziativa, la caratura delle personalità invitate e il tema scelto per l’edizione 2019 sono di grande interesse per il brand tedesco che, da sempre, parla ai propri clienti proprio attraverso i progettisti.
Partecipare ad un dialogo costruttivo sulla città e le sue metamorfosi diventa di cruciale importanza per Gaggenau che, con la sua lunga storia, è esempio di come attraverso il product design l’uomo possa affermare la propria individualità, dando vita a oggetti che rispondano a funzioni precise e allo stesso tempo affrontino e risolvano, attraverso un design scultoreo, il tema della durabilità.
Il rapporto tra uomo e spazio e tra passato e futuro ritorna continuamente nel fare progettuale di Gaggenau che, attraverso Arch Week, si conferma brand attento tanto alle istanze contemporanee quanto a come queste vengano tradotte, attraverso l’architettura, nel nuovo volto delle città.
Ricette di design al Gaggenau DesignElementi Hub: Italo Rota e Cino Zucchi a confronto.
Durante Milano Arch Week, la settimana dedicata all'architettura, di cui Gaggenau è stata partner, il Gaggenau DesignElementi Hub di corso Magenta 2 ha prestato il palcoscenico ad 'attori' autorevoli della scena del progetto. Gli architetti Italo Rota e Cino Zucchi, moderati da Joseph Grima, curatore del Museo del Design, si sono confrontati sulla singolare relazione tra cibo e architettura, passando per esperienze personali, vissuti professionali, tracce indelebili della formazione, citazioni di maestri.
“In cucina, così come in uno studio di architettura, sembra attualmente predominare l'attenzione alla 'rappresentazione' su qualsiasi dimensione, forse anche quella funzionale”. Questa la carta lanciata sul tavolo da Grima, raccolta da Cino Zucchi attraverso la sovrapposizione di esperienze ed errori, tra aneddoti e riflessioni sul rapporto tra creatività individuale e tecnica acquisita. “Architettura e cibo sono arti del bisogno – ha raccontato l'architetto - quindi, una volta soddisfatto, è possibile dedicarsi a livelli più alti di sofisticazione. In entrambi, assistiamo alla ricerca di eventi esperienziali: il meeting culinario, dove si sperimentano gusto e olfatto, può essere paragonato a quelle architetture a metà tra progetto e opera d'arte monumentale. Nella civiltà contemporanea, anche questo è evidentemente un'urgenza che deve essere esaudita”.
Sulla centralità del bisogno si è focalizzato l'intervento di Rota, spostando il dibattito sulla necessità, in architettura, di affrontare temi imprescindibili che coinvolgano l'intero pianeta: “il mondo del progetto - afferma l'architetto - si sta trasformando in quello delle idee e lo spazio sta diventando l'estensione della nostra mente”. “Forse -continua Rota - il gusto in cucina è l'equivalente dello spazio in architettura”. La percezione individuale – dello spazio come del gusto – si potrebbe tradurre in futuro nella definizione di un nuovo approccio creativo, pronto ad affrontare nuovi temi e nuove problematiche.
Il tema di Milano Arch Week 2019 è stato Antropocene e Architettura e i talk che hanno definito il programma della manifestazione sono stati pensati per dare un contributo all'esplorazione della condizione attuale dell'urbanizzazione planetaria.
Da quesiti specifici sollevati da Rota, su come sia doveroso oggi interrogarci sui cambiamenti sociali e climatici ai quali stiamo assistendo, Grima spostava l'attenzione sul ruolo dell'architettura odierna alla quale “spetta il compito di riprogettare l'architettura stessa. Riprenderne in mano il sistema valoriale deve ritornare tema centrale del dibattito che, a sua volta, deve essere inserito in una discussione più ampia e generale sulla ridefinizione di società globale”. Su questo nuovo mandato agli architetti Cino Zucchi ha sottolineato che non può essere affidata all'architettura il compito di rispondere a tematiche globali, “l'azione individuale non ha un peso specifico tale da invertire le tendenze o tener conto di stravolgimenti impattanti come, per esempio, il modificarsi delle condizioni di vita nei paesi emergenti”.
Di tutt'altra opinione Rota, che invece che rivendica il ruolo centrale delle azioni dei singoli che, dice l'architetto, “insieme possono dare il via a un processo virtuoso”. L'esempio è quello dei grandi temi che affrontano le megalopoli dove le risposte più interessanti si verificano laddove a parlare sono le esigenze della comunità”.
Ripensare il territorio intorno a comunità in grado di autodeterminarsi è forse la strada da seguire. Del resto, lo stesso Zucchi ha ricordato ironicamente - enunciando una poesia di Catalano - “come, alla fine, all'architetto (come al cuoco) spetta il compito di costruire (cucinare) e costruire bene, al di là di tutte le teorizzazioni”. Conclusione sottolineata dalla breve visita di Stefano Boeri, Presidente della Triennale, la cui presenza ha suggellato il senso della manifestazione Milano Arch Week: instaurare un dialogo proficuo e costruttivo sulle città e le sue metamorfosi.