Gaggenau in collaborazione con CRAMUM presenta OUT OF WORDS personale di Lorenzo Marini.
“Out of Words” (Senza Parole), la personale di Lorenzo Marini, attraverso 15 opere per lo più inedite ha analizzato la crisi della scrittura e la conseguente trasformazione del linguaggio. Tra i più riconosciuti art director e pubblicitari a livello internazionale, Lorenzo Marini si è interrogato su cosa potrà accadere all’essere umano quando l’evoluzione tecnologica e sociale l’avrà privato della scrittura e avrà “perso” tutte le parole.
Quindici lavori indagano l’odierna lotta tra significato e significante, dove il secondo prevale sul primo e l’immagine è un puro simulacro della forma: “L’artista è archeologo del linguaggio,” commenta il curatore. “Lo sviluppo tecnologico ha portato il linguaggio all'estremo, lasciando l'essere umano senza parole, ma con un uguale - se non più forte - bisogno di comunicare e raccontarsi. La crisi della scrittura che stiamo vivendo farà si che le parole saranno sempre più contratte e sempre più sostituite dall'immagine e dalle emoticon, che a pensarci bene sono un ritorno alla pittografia - ovvero a una nuova forma di protoscrittura e di ideogrammi”.
È così che le lettere diventano gli elementi centrali di tutte le opere di “Out of Words”: alcuni lavori sono stati estratti dal celebre ciclo “AlphaType”, opere in cui le singole lettere sono dei loghi. Al loro fianco è stato esposto, per la prima volta in esclusiva, il nuovo ciclo di “Typemoticon”, in cui sono le emoticon a comporre e formare l’alfabeto. A chiudere la mostra il video “Typemotion”, in cui le lettere-logo hanno acquistato il suono delle lettere, pronunciate con una voce campionata e robotica.
Lorenzo Marini
Lorenzo Marini vive e lavora fra Milano, Los Angeles e New York. Dopo aver lavorato per una ventina d’anni nella riservatezza, difendendo le sue opere dal clamore della pubblicità, settore che conosce benissimo, dopo il 2010 è uscito allo scoperto e ha presentato le sue opere al pubblico con mostre personali in prestigiosi spazi pubblici. Sviluppa la sua poetica sotto il grande maestro Emilio Vedova, dopo aver studiato Architettura all’Università di Venezia. Il concetto di spazio e la ricerca del visual ideale diventano il paradigma della sua pittura. Una pittura che parte dalla volontà di desemantizzare l’oggetto consumistico e il suo messaggio pubblicitario, scarnificando un concetto a una mera griglia dove l’atto di mercificazione viene annullato dalla bellezza degli elementi. Comincia a esporre a New York e Miami dove partecipa anche ad Art Basel Miami. Nel 2016 ha tenuto a battesimo, presso il Palazzo della Permanente di Milano, la “Type Art”, movimento di cui è caposcuola e che lo porta nel 2017 a esporre alla 57° Biennale d'arte di Venezia (Padiglione dell'Armenia). Dal 2019 collabora con Cramum e con Sabino Maria Frassà: l'installazione AlphaCube presentata per la DesignWeek 2019 (da Ventura Projects) finisce a Venezia (in occasione della 58° Biennale d'arte), a Dubai e infine a Los Angeles.